di Paola Belletti
“Dunque signora, per prima cosa mi deve portare il certificato del pediatra fatto sul sistema Inps”.
Vado.
Pediatra un po’ nervoso (ha ragione anche lui però! Hanno una montagna di burocrazia da sbrigare) mi compila questo certificato incalzando la segretaria ad ogni bivio imposto dalle tendine che si aprono e dalle diverse spunte possibili. E ogni tanto chiede a me. “Qui cosa metto?”
Comunque lo ottengo, questo benedetto certificato, in duplice copia. In busta chiusa.
Mentre la Luna e Urano sono già nel Leone e tutte le altre condizioni necessarie perché il miracolo si compia si sono realizzate, carico il mio bambinetto sulla macchina, prendo la busta con il certificato, scampata ad un Art Attack di Margherita con colla e glitter fuxia e timbri indelibilissimi. Prendo anche tutta una serie di ulteriori documenti sanitari e di vario genere, compresa la dichiarazione di militeassolto del padre non si sa mai, e vado. (Qualcosa mi era stato detto dalla prima impiegata ma un po’ a mezza voce e la mia memoria in quei primi tempi era poco affidabile. Troppo carica. Non avevo la depressione post partum perché avevo vinto un premio più grosso..).
Parto. La macchina funziona, la riserva è appena iniziata: riuscirò ad andare e tornare anche se scelgo il percorso panoramico.
Arrivo all’ufficio.
Parcheggio tutto pieno. Lascio la mia macchina quasi a casa. (il Pass per disabili era ancora di là da venire. Sarebbe stato il frutto insperato di un iter burocratico del quale ero solo all’inizio). Lunga marcia di avvicinamento col passeggino a rischio impennata per le borse che ci attacco.
Slalom tra deiezioni canine, mi auguro.
Arrivo, tengo aperte le due porte con spalla e piede e faccio passare la nostra quattro ruotine a spinta. Ludo dorme. Bravo, abbiamo un sacco di gente davanti.
Quando è il mio turno ottengo un “no no no no-no”, che non ammette repliche.
A me pare di averla vista sorridere sotto i baffi, proprio baffi, l’impiegata.
“Signora deve compilare la domanda al patronato e poi stamparla e con quella e il certificato medico del pediatra curante e il tesserino definitivo non quello provvisorio e lo stato di famiglia aggiornato venire da noi. Oppure fare tutto online.”
Timida ma non troppo avanzo qualche pretesa di maggiori spiegazioni magari in linguaggio corrente e non in lineare A ché la Stele di Rosetta ancora è da decifrare.
Vengo freddata con il sacrosanto principio che ci sono altre persone dietro di me che aspettano di essere maltrattate.
So già che ora che si possano ripresentare le circostante favorevoli che mi permetterebbero di entrare e uscire in ben due uffici pubblici di fila con le carte richieste entro un certo intervallo tra loro mi toccherà aspettare il passaggio della cometa di Halley. E infatti a breve devo rientrare in ospedale con Ludovico per un altro ricovero di almeno una settimana per l’introduzione di un trattamento farmacologico che necessita di scrupolosi e continui controlli, al cuore , ai reni, all’addome. E poi la pressione va misurata spesso. E a seguire c’è il secondo controllo in sedazione profonda a Milano per il primo dei due occhietti santi già operato .
Piccola parentesi: signora decisamente ultraottantenne qui in accettazione con noi, lei che si è già operata di cataratta e caspita adesso ci vede solo otto decimi, glielo dico con estrema parresia (come non sa cosa significa!? Lo dice il Papa, si documenti!):
“Cosa accidenti si lamenta?!? Mio figlio ha 4 mesi. E’ stato operato a 2. Ed era già un po’ tardi. E comunque purtroppo è servito a poco perché ha un sacco di altri problemi. E’ in imbarazzo? A ognuno le sue croci.”
Perché non mettano degli inginocchiatoi qui in clinica per pentirsi e dolersi adeguatamente proprio non capisco. O dei cilici usa e getta.
Comunque.
Usciamo da questo ennesimo ricovero. Giusto per far capire l’ordine di grandezza e prenderci la nostra brava dose di compatimento: a 11 mesi di età Ludo avrà già all’attivo 13 ricoveri.
Non tutti lunghi, alcuni sono in day hospital ma essendo noi del Lago di Garda e trovandosi l’hospital in questione a Milano i days erano sempre due.
Fortuna che alloggiavamo da una signora gentilissima dotata di numerosi figli altrettanto deliziosi che ci hanno sempre ospitato gratis e coperto di attenzioni e delicatezze, prima fra tutte quella di cederci la camera matrimoniale con bagno privato e un sacco di libri a portata di comodino, scusandosi pure perché magari lei non avrebbe potuto accompagnarci l’indomani mattina alle sette in clinica perché lei alle 6.30 era già in ufficio a parlare via Skype con un collega in Cina. (C’è della gente così in giro, ve l’assicuro).
Rientriamo a casa.
Dai sei a casa, ora hai tempo. Sì un sacco. Infatti mi sono inventata tutto un lavoro di nails art fai da te perché è brutta la pigrizia.
Travolti da tante necessità , dovute soprattutto al recupero di tutti gli impegni per le altre figlie , povere stelle, trascurati durante la nostra forzata assenza ecco che come per incanto i tre mesi di durata del certificato del pediatra utile per presentare la domanda di invalidità scadono.
Ma io lo scopro solo allo sportello. Non avevo letto.
Per l’intercessione di un plotone di santi riesco nella stessa mattina a presentarmi di nuovo dal pediatra che, altro miracolo, ha tempo ed è di buon umore e mi compila seduta stante un altro certificato.Cioè ci sta provando: “Lucia? Scusi come mai non mi carica il menu a tendina?”. Lucia solerte gli si affianca; guardano assieme. Niente non si riesce. Telefona al numero verde, dev’essere verde bile perché è un call center, ascoltiamo tanta bella musica d’attesa, credo ci siano ormai dei compositori specializzati – alla fine un essere umano risiedente nel territorio europeo credo ci dice che il sistema centrale è bloccato.
Va beh però a mezzogiorno e trenta anche il povero Ludo ha fame.
Niente. Rimandato tutto a data da destinarsi.
Una sera riesco a chiedere a mio marito prima che il sonno lo reclami a sé, di solito alle 21.00 contro le 21.30 delle bambine, se magari può provare lui, una volta che sarò riuscita ad ottenere di nuovo il sacro graal del certificato ad opera del pediatra, a mandare avanti la domanda online.
Non dico niente. Anzi, vi propongo un nuovo pay off per promuovere lo snellimento delle pratiche della Pubblica Amministrazione per via informatica. “Collegati al sito, dai! Con il tuo codice Pin, la tua tessera Wow con il suo bravo Chip che puoi leggere grazie al lettore Smart che avrai già comodamente a casa tua. Dai su vieni anche tu. Ti basta un click”. Mi basta un crick. Ve lo dico.
fonte: La Croce quotidiano
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