di Paola Belletti
Un’amica talmente amica che ha omesso di dire tutto quello che lei ha fatto; e detto e non detto e speso di tasca propria in senso materiale e spirituale . E così ci ha permesso di calare , novelli Visigoti, su una Roma abituata ai sacchi (a pelo) e di compiere questo pellegrinaggio in modo piacevole, divertente, altrimenti impossibile.
Che ha convocato , sotto mentite, dolcissime e ricciolute spoglie, un angelo custode di nome Filomena (e di fatto. “Filomena”, participio medio passivo femminile di fileo. Colei che è amata. Ps: fare riferimento di continuo all’etimo greco o latino delle parole fa parte del mio progetto di vita “si capisce che ho fatto il classico, nevvero?”)
Che mi ha riempito di doni di ogni genere (dall’antistaminico per Ludo alla borsa della Virgen del Mexico, per portare 8 etti di cioccolata a casa – a dire il vero sono un po’ pentita. Perché non ho preso quella col faccione di Brad Pitt? – , ai peluche, alla spazzola per neonati, biro di Violetta, fazzoletti di Violetta, braccialetto di Violetta, card di Violetta, coniglietto dei cucciolicercamici con relativa casetta – L& L siete veramente ma veramente fantastiche). Va bene non dovevo dirlo perché la destra non sappia ciò che fa la sinistra. Pazienza. Basta fare come una delle mie figlie che non è sicura di quale sia la destra e quale la sinistra boh, che nnne so, ah sì è quella che avevo rotto.
Un’amica che aveva organizzato incontri pseudo fortuiti con altri amici proprio lì alla transenna dove non riuscivamo nemmeno a dire che ci serviva il pass verde e loro tac-tac attraversano l’incrocio rischiano lo schiacciamento nella folla e com’è come non è ci fanno passare.
Che decide non so come di farmi entrare dal lato sinistro presidiato da Iron Man– non volevo andarci io, volevo restare con lei e Filomena – invece finisco in prima fila vicina all’altare, vicina al maxischermo, lontana da altri pellegrini, vicina ad un confessore, vicina al mio Ludo.
Sì ok vicina anche a due professioniste delle manifestazioni di piazza cattoliche che attaccano briga con uno di quegli elegantoni in frac (come si chiamano? Comunque ‘sti Marcantoni nerovestiti e dai capelli phonatissimi, efficienti, servizievoli, abituati alle uscite più colorite…), ricordando con un volume da inquinamento acustico a lui e alle dame dell’Unitalsi che OH!, noi siamo in piedi dalle 3 e abbiamo preso solo un caffè e una brioche ma alle tre e mezza capite, è uno schifoooooo?!( chissà se capiva la Dama. Forse no perché era lì dalle 22 del giorno prima, lei), ottengono di restare nel settore destinato alle carrozzine – eccetto Ludo che era in passeggino- , ridono sprezzanti alle musiche proposte, telefonano di continuo a mamme e fratelli insultandoli sempre con un tono di voce a favore delle prime tre file, e chiedendomi, una delle due, se avessi anche io 51 anni come il suo Gianluca.
Vicini a un ex ragazzo di quasi 60, magrissimo, tatuato, con gli orecchini, un taglio da Apache. Che indossa una corona del rosario lunga e pesante e un’enorme croce di metallo sul petto. E brandisce con commozione e orgoglio un santino personale dove lui e GPII si danno la mano molti anni prima.
Vicini anche alla telecamera che avrà indugiato sulla mia postura raccolta, immobile, molto raccolta. Troppo raccolta. Dormivo. Sì ho dormito qualche minuto fino a che la vicina mi ha svegliato per tenermi la mano durante il Padrenostro. Mio Dio, perché?
Comunque io ho solo obbedito.
A mio marito (tra l’altro, le ha badate lui le altre tre figlie nel frattempo. Infatti si vede accidenti. Ma che calze hai messo a Isabella. Fhhhh. E Margherita? Scusa ma di domenica ci si veste eleganti! E i denti glieli hai fatti lavare? Eh? Hanno dormito sul divano come al solito quando non ci sono eh?!).
Ho obbedito alla fede che chiedo di avere: “Signore io so che Tu puoi guarirlo. Che hai detto di chiedere e avremmo ottenuto. Che la nostra fede poteva tutto. Per questo Ti chiedo la fede. Sto cercando di convincerTi, di metterTi alle strette. Come fai Tu..”
A Ludovico, ho obbedito. Che muove il mondo dormicchiando e bevendo latte e sorridendo. E facendo progressi nonostante tutto.
Infine voglio dire sinceramente grazie a tutti.
Grazie Guido: provvidenziali i tuoi passaggi in auto in una Roma meravigliosa (non ho fatto domande su ciò che vedevo per lasciarti almeno il dubbio sulle mie conoscenze storico-artistiche. L’ignoranza in materia di cinema e letteratura contemporanea ahimè l’hai potuta apprezzare con due semplici domande idiote. Ma a volte non sono meglio dei bei silenzi imbarazzati? Un bel colpo di tosse nervosa in attesa che torni l’amica chiacchierona e comprensiva? Dico a me stessa), mettendo la cintura di sicurezza al passeggino perché non gli rovinasse addosso ad ogni curva e passando per il Gianicolo perché lì c’è il Bambin Gesù e l’accesso ad un ospedale non può essere chiuso!
Grazie Livia Lavinia Bernardo Tommaso.
Grazie Filomena.
Ludovico è la strada per me e mio marito con destinazione umanità vera. Santità. E’ questo che vuol dire. (il problema è che ora siamo al bivio. Io son sempre in dubbio tra “esaurimento nervoso” 200 mt in fondo al precipizio a sx e “il centuplo quaggiù”: avanti, avanti. No, non sei arrivata, avanti!).
Se ci aiutate ad ottenere ANCHE la grazia della sua completa guarigione poi non dileguatevi e aiutatelo a diventare quello che Dio ha in mente per lui. In ogni caso. Perché Dio compie meraviglie in qualsiasi condizione. Si capisce però che io preferirei la salute, vero? Non corro rischio di essere fraintesa, vero? Signore, ricordati, non sono così zelante.